La Procura di Bologna ha aperto una indagine (procurato allarme) nei confronti di misteriosi tizi che predicevano l’arrivo di una scossa devastante per questo sabato, cosa che ha causato un intasamento senza precedenti dei centralini.

Signori: potete smettere di cercare. Gli sciacalli che cercate non sono tanto quelli che si introducono nelle case per fare man bassa di beni voluttuari (anche se questi non mancano di certo, né i beni né gli sciacalli, ecco); perlopiù sono quelli che si sono esercitati a fare una specie di telecronaca in diretta della situazione del sisma, grazie alla quale su molto giornali, specie online, e anche tra i più seri, si potevano leggere cose tipo “LO SCIAME NON SI FERMA” e “LO SCIAME AUMENTA DI INTENSITA’ E SI DIRIGE VERSO REGGIO EMILIA”. Neanche fosse un treno in corsa senza freni.

Con sollievo degli amici e scorno di indifferenti e nemici (tiè cazzo!) Reggio Emilia è in larga parte ancora in piedi, a differenza di certe zone del modenese che filtrano il pranzo col colino oggi e per qualche tempo a venire; e, no, non ci ganassiamo, che può darsi che per una volta una lezione sia arrivata veramente (ma non ho molta fiducia in questo).

Abbiamo visto le riprese di Cavezzo,e gli amici muratori hanno sgranato gli occhi nel vedere plinti di cemento armato troncati a 20 centimetri da terra, esclamando: ma che cazzo di cemento hanno fatto?!?!? Poi, molti, presi dai morsi della cattiva coscienza, hanno cambiato discorso e si è parlato della Juve, della passera, di Monti eccetera.

La prima volta che è arrivato è stato di notte.

Stavo sognando per i cacchi miei, oltretutto qualcosa di insensato e avventuroso, che dio sa quanto è raro a questa età che sogni solo i problemi del mutuo, gente che sparisce e l’ufficio che non va, manco fossimo sotto Pinochet (l’età adulta ti ruba la follia e te la fa vivere goccia per goccia), quando Lui mi ha letteralmente ripescato dal sonno con un dondolio incessante.

“Cazzo!” ho detto io; “Il bambino!” ha detto mia moglie, e spero che freudianamente non ci fosse in questo la verifica delle priorità nella vita di ciascuno; ma poi è passato, tre in un letto (io sveglio coi nervi in fiamme), e se non fosse stato per il divertimento della settimana scorsa me la sarei cavata con qualche frase ironica in più e qualche notte in meno (che tanto).

Ma già i messaggi di amici facebook via telefono avevano raggiunto il record storico. Poi ho capito perchè: i giornali titolavano già alla prima”EMILIA DEVASTATA”, benchè non fosse niente di più lontano dalla realtà. Ancora.

 

Allora, perchè dico annovero il terremoto tra le cose da ringraziare in quanto ci evitano di ammazzarci?

 

Beh, i signori sciacalli tutti di cui sopra, sicuramente ci si sono ingrassati e si ingrasseranno a lungo il culo, tanto per cominciare. Per loro, è una manna; come dice il vecchio adagio, “dove qualcuno muore di fame, qualcun altro ingrassa”, e com’è vero.

Poi, beninteso, ne parlo a cuore più leggero perchè per me è solo una specie di allarme continuo, sono di quelli che sentono tremare tutto per settimane in seguito e stanno sempre con lo zaino pronto, ma ancora – e sottolineo ancora – a me non è successo NIENTE; molti mi tireranno dei cancheri. Ma se ci badate è già un po’ che le statistiche dei suicidi per la crisi sono al palo: c’è una notizia molto più allarmistica da sfruttare, quindi ci si butta a pesce.

Sembra strano, ma tra l’altro è pure vero: nei momenti di vera tragedia, la gente non si toglie la vita. La percentuale dei suicidi nei campi di concentramento è incredibilmente bassa, al limite dell’inesistenza; la gente si uccide perchè ha preso un brutto voto, perchè vuole far star male uno che non se la fila manco di striscio, perchè un corteggiatore virtuale si è rivelato uno stalker grottesco, perchè si è resa conto di non poter pagare un debito ingenuamente contratto. Di fronte a un vero pericolo per la propria vita, ci difendiamo come bestie feroci; viviamo in condizioni di precarietà, mangiamo quello che troviamo, difendiamo il focolare con un bastone appuntito e i denti snudati. Irriconoscibili.

Siamo usciti in molti anzitempo dagli uffici, per raggiungere le nostre famiglie e gli amici, i cellulari inchiodati sulla consapevolezza di essere buoni solo a ciucciare soldi.

I parchi erano pieni di gente che si era portata da mangiare, da leggere, da passare la notte.

La sera ci sono state spaghettate come al campeggio, e qualcuno ha tirato fuori una chitarra, i bonghi, addirittura una tromba. Sembrava di stare al mare.

C’è stato chi ha scritto che finalmente si vedeva la solidarietà, la voglia di stare insieme, che bello! Certo, se ogni volta che dobbiamo replicare l’Estate dell’Amore devo rischiare di restare sotto le macerie, preferirei fare una cosa più in piccolo, magari che so, ci troviamo, un mazzo di carte, una bottiglia e due salsicce, e qualche preservativo, io me la farei anche bastare.

In molti si sono avventurati a dire che noi emiliani siamo tutti eroi senza paura e con le maniche già rimboccate alla nascita.

Non saprei.

Forse perchè i miei erano oriundi (venivano da Oriundia, un tempo un grande impero), io mi sono discretamente cacato sotto. E per quanto abbia sempre, anche in pieno inverno, effettivamente le maniche rimboccate, e addirittura dorma sempre e solo in mutande, non vedo come la consapevolezza di aver permesso una edilizia che spacciava sabbia per cemento per vent’anni, che curava la costruzione di insensate zone edilizie senza ristrutturare scuole, monumenti, abitazioni, servizi pubblici, sia una cosa di cui andare fieri. C’è da vergognarsi come i cani, altro che, dopo aver tanto turato il naso di fronte ai terremoti altrui.

E mi direte ancora, Carlovà, ma che cazzo dici? Ma allora la cosa positiva del terremoto dove starebbe?

Oltre alla grande possibilità di sciacallare, filosofare, salire in cattedra e fare ironia, dite?

Ce ne sono diverse.

Intanto l’occasione per tacere un attimo sgomenti, di fronte a tanta voglia sempre di ciarlare a casaccio è una cosa preziosa.

Poi se non siete tra quelli che hanno perso il lavoro, la casa, parenti, amici, la vita, sentitevi pure cristianamente un po’ in colpa, ma poi rendetevi conto che è na questione di culo, e voi l’avete avuto. Adesso se poi non vincete al gratta e vinci, beh dai, facciamo pari.

Poi, l’occasione di vergognarsi profondamente per il degrado al quale ci siamo abituati, durante il quale abbiamo permesso di concenderci che siccome tanto tutto va sempre bene chi se ne frega.

E poi ci ammazziamo per la disperazione di non avere un senso. Ecco, adesso un senso ce l’abbiamo. E anche profondo.

Il senso di non dare tanto per scontate le cose quotidiane. E di viversele. Una emozione come il terrore ben si presta a queste riflessioni.

Ma tanto fra un po’ non farà più notizia, e dopo l’assalto alla diligenza dell’entusiasmo ci conteremo fra qualche mese e sarà amaro il bilancio, temo.

 

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