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E’ già un po’ che l’ho visto, ma cerco di non stabilire il contatto oculare con questo intronato, e mi infilo alla cassa lesto lesto.

“Signore…SIGNORE!” fa la cassiera con gli occhi celati da occhiali stile Anna dei Miracoli, e per un istante spero che implori il Padreterno, macchè, ce l’ha con me: “Può andare all’altra casa, per favore?”

Sgrunt.

Vado all’altra cassa. Il rompipalle invece si infila in quella dalla quale sono appena stato scacciato.

Viene scacciato a sua volta e si mette in coda davanti a me.

“F.”, faccio, “adesso mi passi avanti?”

“Ehi ciao, no, c’ero io già da prima!”. E si volta per conversare.

Se lo avessi lasciato passare avanti non sarebbe successo niente.

“Sai” occhieggiando la propria spesa, una bottiglia di vodka, tre arance, uno yogurt “ho una top model russa svenuta sul furgone”, ignorando che il termine “top model” mi lascia indifferente, e “svenuta” pure; è “furgone” che mi incuriosisce un po’.

“Come stai?” “Bene grazie, e tu?” Eh! Stamattina ho fatto un processo per due stupri e pestaggio, e adesso ho una top model russa svenuta nel furgone!”

Ok, ma pensa te. “Una situazione tarantiniana, insomma” gli faccio. Maledetto me.

“Più che altro direi di Bukowski!”

“Ok, se ti è piaciuto Bukowski, leggi Crumley che…”

“Ahahaha” mi interrompe, “ho letto millecinquecento libri, ne so qualcosa io, fidati!”

E mi ruba la sportina.

“Ti rompo il cazzo, vero?”

“Sì” rispondo sorridendo.

“Eh ma vedi, è che ho”

“Una top model russa svenuta sul furgone”, diciamo in stereo, e mi guarda un attimo incerto.

“Quindi”, riprendo, “La morale è: mai caricare top model russe nel furgone?”

“No”, risponde, e poi, cospirativo: “Le russe fanno certe cose che, uuuhh!!! na vlta una appena sveglio mi ha infilato la lingua nel culo, champagne! E poi, pompino! E poi, ha pulito tutto! Ma potrei raccontarti certe cose da farti venire i capelli bianchi!”

Immagino non abbia notato che io i capelli bianchi li ho già. Io intanto sto cercando di immaginarmi cosa pulisca la russa, non ricordo siano così quotate come colf; ma lui avanza imperterrito.

“Eh, l’altra sera Tale mi diceva, se avessi fatto un decimo delle cose che hai fatto tu, sarei morto! Ieri mattina ho bevuto una bottiglia di vodka, così, champagne! Alle 9! E alle dieci mi hanno fatto l’etilometro, e non avevo niente! E giro senza assicurazione e senza patente!”

“Champagne!” faccio io, volenteroso, ormai contagiato dal mare di cazzate. Sono incapace di staccare lo sguardo dalla sua attaccatura dei capelli. Non è un eczema. E’ più come se qualcuno avesse rasato a zerbino una moffetta e glie la avesse incollata allo scalpo col Vinavil. E l’orrore procede dentro le orecchie, e gli occhi porcini sono iniettati di sangue.

“Ma vedi, io ho un problema che non è un problema”, mi confida. Anche io, ma non glie lo posso dire.

“Vedi, c’è il Capo dello Stato, poi ci sono 5 generali con la greca, e uno di questi è mio zio, e nessuno mi può fare niente, ahahah!”

Siamo passati dalla russa svenuta alla greca, e comincio a fare un po’ di casino. Ed è a questo punto che mi fa, “Ma noi, come ci siamo conosciuti?”

Ah, ecco. “A scuola, alle medie.” “Alla Lepido?” “No, alla San Vincenzo.”

“AAAAAHHH, mi ricordo di te! Io noto sempre tutto e ricordo tutti!”

Dovrei anche rammentargli allora che sono quello che gli ha rotto la faccia in più punti, ma trovo carino sorvolare.

E sul piazzale, ci separiamo.

E comunque, non ha un furgone.

 

La cosa più bella di molti compagni di scuola è che sono ex compagni di scuola.